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Publio Ventidio Basso

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Ventidio Basso, di origine ascolana, è una vecchia gloria della Roma repubblicana e il suo nome evoca una delle più belle pagine della storia locale. Di famiglia non nobile, è fatto prigioniero ancora fanciullo nella guerra sociale che sottomette gli ascolani a Roma, dove Ventidio viene portato, in grembo alla madre, davanti al carro del trionfatore Pompeo Strabone, padre di Pompeo Magno.

Il romano di Ascoli, per guadagnarsi da vivere, fa diversi mestieri. Prende in appalto la raccolta di muli e carriaggi con cui rifornisce le varie province. Conosce Giulio Cesare, col quale avvia dei rapporti commerciali fino a seguirlo nelle Gallie. Si fa apprezzare anche per le doti militari e politiche. Cesare lo ripaga con incarichi e onori, facendolo diventare senatore, tribuno della plebe e pretore.

Ma la fortuna dell’amicizia di Cesare si tramuta in rovescio, quando cambia la situazione politica. Ventidio viene dichiarato nemico dello stato. Quando Antonio e Ottaviano si accordano, riacquista prestigio e la posizione politica perduta. Ascende i più alti gradi militari e politici fino al consolato e al pontificato. Sui muri di Roma, una pasquinata ante litteram lo prende di mira: Correte quasi tutti, auguri e aruspici!

Un nuovo prodigio si è mostrato: chi strigliava le mule è diventato console. Ventidio non se ne cura, tira per la sua strada. Marco Antonio lo nomina capo delle province orientali e lui gli ripaga la fiducia sconfiggendo, primo nella storia, in tre battaglie i temuti Parti che tentano di entrare con la forza in Siria. Il Senato gli concede il trionfo, il massimo onore che si possa dare al generale vittorioso e all’imperatore. Alla morte gli tributa funerali di stato.

 

Ascoli gli consacrerà per sempre il suo teatro. Infatti nel febbraio del 1689, il Consiglio dei Cento, concede ad una compagnia locale di comici il teatro che per la prima volta viene citato col nome di Ventidio Basso.

Il Teatro Comunale “Ventidio Basso” di Ascoli Piceno

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Il teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno si trova in via del Trivio, di fronte al chiostro Maggiore di San Francesco, nelle immediate vicinanze di piazza del Popolo. Fu intitolato a Ventidio Basso, ascolano, vissuto nel I secolo a.C. che riuscì a salire i gradi della gerarchia militare romana.

Questo teatro è la continuità di un’antica tradizione ascolana. La prima struttura della città risale al 1579 e si trovava nel palazzo Anzianale. Nel 1689 iniziarono i lavori di ampliamento del vecchio fabbricato e nel 1733 fu sottoposto a nuovi interventi. Nel 1827 il progetto della costruzione di un nuovo spazio venne affidato ad Ireneo Aleandri di Sanseverino che lo realizzò tra il 1840 ed il 1846, abbandonando tuttavia l’opera per dissapori con la committenza. Gli subentrarono gli ascolani Marco Massimi e Gabriele Gabrielli, e l’architetto fermano Giambattista Carducci, i quali apportarono numerose modifiche e innovazioni alle linee originali del disegno.

La facciata neoclassica, in travertino, presenta un colonnato centrale composto da sei colonne in stile ionico aggiunte da Gabriele Gabrielli. Un pronao nel quale si aprono tre porte d’accesso all’atrio arricchito da nicchie e statue opera di Giorgio ed Emidio Paci ed un soffitto a cassettoni in stucco.

Ai lati vi sono ampi spazi per caffè ed altri usi. Al piano superiore c’è il foyer, impreziosito da decorazioni con stucchi. Questi sono stati realizzati in oro da Giorgio ed Emidio Paci, su disegno dell’architetto Giambattista Carducci. Altre decorazioni come il sipario raffigurante “Il trionfo di Ventidio Basso sui Parti”, i quadri di mezzo, le muse, le medaglie furono opera dell’anconetano Vincenzo Podesti. I volti degli affreschi di Pietro Carbonari di Jesi ed il soffitto fu dipinto da Ferdinando Cicconi.

I meccanismi del palcoscenico furono curati da Gabriele Ferretti di Ancona. Il teatro, che ha 15 metri di corda, si compone di una sala ovale con quattro ordini di palchi, suddivisi in 23 palchetti ciascuno, ed il loggione a galleria per una capienza totale di 842 spettatori. Le sue poltrone sono rivestite di velluto liscio di colore rosso.

 

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